Gravissimo furto di cristalli di barite nella grotta di Santa Barbara ad Iglesias.
Già dal 13 novembre girava voce della grave effrazione alle strutture della Grotta di Santa Barbara e dei gravi danni in essa arrecati ma la riservatezza delle indagini ha imposto un indispensabile silenzio sulla vicenda.
Nei giorni scorsi le principali testate giornalistiche dell’isola, e non solo, hanno battuto la notizia dell’atto vandalico, corredata dalle immagini che ritraggono il sig, Lorenzo Melis (questo è il nome riportato sulla stampa) che si avventura con passo sicuro e sguardo beffardo incurante delle telecamere. Evidentemente era a conoscenza di un guasto al sistema di videosorveglianza che, purtroppo per lui, era stato riparato in tempi rapidi. Passo sicuro, dunque, il suo, lungo un percorso che solo chi conosce MOLTO bene la miniera poteva permettersi. E una volta all’interno della grotta ha messo mano agli strumenti del caso: martello e scalpello.
Si è trattato di un gesto GRAVISSIMO a sfregio della grotta di Santa Barbara, conosciutissima nell’ambiente speleologico non solo sardo. La cavità fu scoperta nel 1952, all’interno della miniera di San Giovanni (Iglesias), durante lo scavo di uno dei tanti fornelli scavati per preparare alla coltivazione una porzione di giacimento. Dopo gli occhi increduli degli operai, che per primi varcarono quella "soglia del tempo", anche i capi e dirigenti della miniera rimasero incantati davanti a tanto spettacolo e anche la potente società PERTUSOLA, che agiva nella miniera seguendo le ciniche regole dell’economia capitalistica, si fermò. Quella porzione di giacimento fu sottratta agli abbattimenti per preservare la grotta e conservarla fino ai giorni nostri.
La singolarità della grotta è data da una presenza diffusa di cristalli di barite tabulare che ricoprono quasi interamente le pareti; la barite è certamente un minerale comune ma comune non è negli ambienti carsici, stante la sua sostanziale insolubilità. Alla presenza delle bariti, ascrivibili a periodi decisamente antichi, sono associate "più giovani" aragoniti e calciti, di dimensioni e forme spettacolari che rendono Santa Barbara un vero e proprio TEMPIO della geologia, un geosito unico al mondo,
Dai primi anni 2000 la cavità, che è stata violentata da un singolo (???) individuo che in barba ai divieti di concessione ha pensato bene di andare oltre i confini del rispetto sia dei vincoli che della collettività, è fruibile al pubblico.
In questi giorni nel mondo dei collezionisti di minerali c’è un po' di agitazione per il risalto mediatico dell’atto vandalico; a tal proposito è necessario sottolineare che sul banco degli imputati non ci sono i collezionisti e non ci si sorprende certo che qualcuno trovi e prenda questo o quel campione di minerale. Ma non ignoriamo, però, che esiste anche un’altra tipologia di soggetti che DEPREDA tutto quello che c’è da depredare negli ambienti ipogei e minerari e che, quando hanno fatto incetta per fare cassa, distruggono tutto quello che è alla loro vista per incrementare il valore dei pezzi prelevati. In questi giorni, un noto personaggio di quel collezionismo ha pubblicato la sequenza di leggi che NON impediscono le azioni predatorie: si tranquillizzi, il signore, sappiamo leggere e scrivere e se oggi poco o niente possiamo fare, nulla e nessuno ci impedirà di batterci perché il vandalismo ed il mercato selvaggio dei cristalli sia regolamentato e, in determinati ambiti, VIETATO. Ci si lamenta, a ragione, della insufficienza legislativa a tutela della BIODIVERSITA’ ma ci si dovrà impegnare anche per tutelare quelle che possono definirsi GEODIVERSITA’, così magnificamente rappresentate nella Grotta Santa Barbara, non foss’altro perché rappresentano testimonianze createsi in migliaia e milioni di anni.
Per quanto sopra considerato, qualunque persona dovrebbe sentirsi indignata davanti a questo prepotente atto di vandalismo e, più di tutti, devono esserlo quelle persone che si riconoscono nel VERO significato della definizione SPELEOLOGO.
E’ per questo che la Federazione Speleologica Sarda e, ci si augura, anche la Società Speleologica Italiana si dichiareranno, insieme al comune di Iglesias, parte civile nel processo che auspichiamo venga svolto il più celermente possibile. Infine, sarà nostro obbligo istituzionale far comprendere in tutte le sedi che l’atto perpetrato a Santa Barbara è da assimilarsi al danneggiamento di una parte importante del PATRIMONIO UNIVERSALE che, considerata le difficoltà connesse al restauro delle ferite inferte, è da considerarsi peggiore di un malaugurato danno alla famosa "Gioconda".
Infine è nostro preciso dovere RINGRAZIARE l’Arma dei Carabinieri per l’azione degli uomini che con pazienza, costanza e determinazione si sono impegnati per mettere insieme gli elementi che portassero alla identificazione della persona e dunque raggiungere il risultato. Ci auguriamo che a tanta efficienza corrisponda poi adeguato intervento della Magistratura. Non deve essere facile far comprendere che non si è trattato di una banale asportazione di sassi ma della irreversibile ROVINA di un contesto unico nel suo genere.