La Federazione Speleologica Sarda, con la sua commissione speleosubacquea, ha organizzato questo campo, con l’obiettivo di portare il materiale necessario per l’immersione di quattro speleo-sub, a giugno di quest’anno. Scopo dell’immersione è quello di proseguire l’esplorazione a Valle nel sistema Carsico della Codula Ilune. Per far ciò gli speleosub dovranno raggiungere il 6° sifone, ancora inesplorato, sperando che possa portare alla giunzione con le grotte note a valle del sistema. La spedizione prevede un campo di due notti post sifone, motivo per cui dovrà essere trasportato un’ingente quantitativo di materiale. E qui entriamo in ballo noi speleo, per l’occasione "sherpa" o "portatori sani volontari di attrezzatura speleosub" (come vorrebbero definirci gli speleosub).
Nell’impresa sono stati coinvolti più di quaranta speleo sardi che divisi in 7 squadre da 6 persone hanno portato tutto il materiale occorrente al sifone, diverse centinaia di chili.
Venerdì sera, 13 maggio, abbiamo iniziato ad arrivare alla spicciolata al campo di Telettotes, dove sono iniziati i preparativi per il giorno dopo. L’idea era di non fare toppo tardi ma prima di mezzanotte non siamo riusciti ad andare a dormire, tra l’altro durante la notte ha piovuto e la mattina ci siamo svegliati che soffiava un forte vento, fortunatamente non siamo superstiziosi.
Il sabato dalle 6 del mattino, hanno iniziato ad operare le 7 squadre, distanziando le partenze dal campo base di un’ora, per non accalcarci durante la progressione in grotta.
Ha iniziato la squadra jolly 1 con la sveglia all’alba, alle 6 del mattino erano già in viaggio da Telettotes. Alle sette sono partiti jolly 2, con gli speleosub Diego Vacca e Sandro Tuveri che avevano il compito di sagolare i primi 200 m del sifone e realizzare alcune immagini video. Alle 8 è il turno di jolly 3, a cui alle 9 segue jolly 4.
Io facevo parte della squadra jolly 5 con partenza alle 10. Squadra mista, non è una barzelletta ma ci siamo ritrovati due sassaresi, due nuoresi e due cagliaritani, tanto per rimarcare il carattere regionale dell’evento; la casualità ha voluto che nella squadra raggiungessimo anche la parità di genere, anche se in speleologia non conta tanto.
Al campo Roberta, con solerzia pesava tutti i sacchi e nel frattempo manteneva le comunicazioni con l’ingresso grotta. Il buon Seddone, per non farci litigare, ci ha affidato sacchi di ugual peso, 14 Kg a testa così non c’era da discutere su quale prendere. Abbiamo provato ad infastidirlo per un po’ per il carico affidatoci, ma con estrema professionalità è riuscito a rimanere imperturbabile sorridendoci amichevolmente, non eravamo lì per "pettinare le bambole".
Stefano, non ci ha dormito per una settimana ma alla fine è riuscito ad escogitare un ottimo modo per distinguerci, realizzando una "j" e un "5" di un bel giallo evidente, che indicava la nostra squadra. Dopo la foto di gruppo ci siamo incamminati, sotto una leggera pioggerellina, lungo il sentiero che conduce a ingresso grotta. A metà strada abbiamo incontrato la squadra del "ponte
radio umano", che aveva acceso un bel fuoco per mantenersi caldi nella lunga attesa. Arrivati all’ingresso di Monte Longos, ad attenderci c’erano le ragazze addette alle comunicazioni, fra interno ed esterno grotta, precise prendevano gli orari degli arrivi e delle partenze e comunicavano con il campo base e il sifone. Ci hanno offerto una tisana calda dai "poteri magici" … di cui non ricordo il nome, solo che era molto calda. Eleonora si è raccomandata nuovamente per le comunicazioni, ricordandoci i codici di chiamata: 1 squillo il campo esterno, 2 squilli la base del pozzo, 3 squilli il sifone; avremmo dovuto comunicare la nostra posizione ogni volta che raggiungevamo una di queste postazioni, fornite di cornetta.
Dopo aver fatto l’ennesima foto di gruppo, siamo entrati all’interno suddividendoci in due sottogruppi da tre, che procedevano però a distanza ravvicinata. Il metodo si è dimostrato utilissimo e valido per passarci gli zaini nei passaggi più stretti e nella famigerata "sella". Gli armi erano tutti nuovi, fatti in una precedente uscita di federazione ad aprile. Alla base del pozzo abbiamo comunicato con il telefono verso l’esterno, per avvertire che eravamo tutti giù. Organizzazione svizzera e precisa.
Con le solite due sotto-squadre da tre abbiamo proseguito nella progressione e nel passa zaini in modo spedito. In prossimità del passaggio "di Marialuisa" abbiamo incrociato jolly 1 con alcuni elementi di jolly 2 in uscita. Saluti e abbracci e abbiamo proseguito, con un piccolo fuori programma … in un passaggio non ben segnato una parte di jolly 5 che non conosceva la grotta è andata in esplorazione (c’è da dire su indicazione di un elemento di jolly 2, che però ci ha giurato che non voleva sviarci) … ritrovato il cammino si è andati avanti per i traversi fino alla sala dei Veronesi. Ancora avanti a scalare la "montagna" di detriti e ridiscenderla fino al lago, dove abbiamo incrociato jolly 3 in uscita. Come da accordi hanno dato la precedenza a noi, che eravamo carichi, loro uscivano scarichi. Al lago abbiamo atteso il ritorno delle canoe e dei canotti indispensabili per attraversarlo. Qualche minuto di attesa ed è arrivata la squadra jolly 4 che dopo aver deposto gli zaini al sifone stava uscendo. Abbiamo caricato le canoe e tirandoci con la sagola abbiamo attraversato il lago, bellissimo, profondo e blu, sopra le nostre teste colate e stalattiti. Troppo in fretta siamo approdati dall’altra parte del lago, dopo poche decine di metri abbiamo raggiunto il sifone, contornato da una bella spiaggia di sabbia. Gli speleosub avevano avuto qualche difficoltà e stavano immergendosi per un altro tentativo. Ci siamo sistemati per l’attesa, avevamo il compito di portare fuori le bombole che avrebbero usato nell’immersione. Sul posto c’erano anche Daniele Maugeri, Tore Buschettu, Giovanni De Falco e Luca Amatore, chi intento ad aiutare i sub e chi dormicchiava nel telo termico. Tore si aggirava per la spiaggia a piedi nudi e ci chiedevamo se si rendesse conto che non eravamo a Cabras. Avvolti nei nostri teli termici abbiamo preparato un brodo caldo per riscaldarci e nel frattempo si mangiava e si improvvisavano interviste semi-serie con Daniele che ci chiedeva "ma chi ve l’ha fatto fare a venire qui", disturbando chi voleva dormire.
Verso le 16:30 gli speleosub sono riemersi, purtroppo la torbidità dell’acqua gli ha impedito di proseguire e sagolare il sifone. Mestamente si sono preparati gli zaini, alle 17, dopo un tentativo non riuscito di Daniele di dividere la nostra squadra, ci siamo avviati all’uscita. Stesso metodo del passa zaino e alternanza, questa volta avevamo tre zaini, uno in due.
Prima del lago abbiamo incrociato jolly 6 e 7 in ingresso. In quest’ultima c’era anche Enrico che vedendoci con gli zaini ci ha chiesto di accertaci che avessero l’etichetta rossa, per evitare di portare fuori materiale che non doveva uscire.
Rapidamente abbiamo raggiunto l’uscita trovando ancora la luce, ad attenderci i ragazzi addetti alle comunicazioni, sempre sorridenti e pronti a dispensare cibo e acqua. Li abbiamo aggiornati sulla situazione all’interno e poi ci siamo incamminati verso il campo base, fermandoci alla solita tappa intermedia per salutare la squadra "del ponte radio umano".
Una volta uscite tutte le squadre è iniziata la festa, con la cena organizzata dalla logistica che ha lavorato benissimo riuscendo a dar da mangiare a una cinquantina di speleo affamati. La festa è proseguita con gli ultimi irriducibili fino alle tre del mattino, chiudendo in bellezza con formaggio fuso su pistoccu, cosparso di miele, una leccornia del nostro capo cuoco "il vegano" (alias Francesco Deiana) coadiuvato dal suo degno vice, Renato Cannas.
Una bella esperienza, l’unione di speleo provenienti da diversi gruppi che hanno lavorato uniti e affiatati per un obiettivo comune. Tutto ha funzionato benissimo, non ci sono stati problemi e le squadre in grotta hanno lavorato con efficienza e rapidità. Bello anche il cameratismo che si è creato subito, in grotta e fuori, con speleo che vedevamo per la prima volta, anche questa è speleologia.
Merito dell’organizzazione perfetta, che ha saputo pensare a tutto. Peccato per la sagolatura, ma nelle immersioni sono imprevisti che possono capitare, niente a cui non si possa ovviare.
Adesso si aspetta giugno, per l’ultima e più importante parte della spedizione: l’immersione degli speleosub, il campo post sifone … e ...
p.s. un grazie speciale ai membri della mia squadra jolly 5: Antonio Chessa, Stefano Schintu, Laura Dotti, Caterina Falconi e Paolo Seu il nostro capo squadra.
Manuela Mulargia
Speleo Club Nuoro