Cenni Storici

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Il primo lavoro che si occupa in qualche modo di catasto delle grotte in Sardegna risale al 1936 e l’autore è Carmelo Maxia (http://www.treccani.it/enciclopedia/carmelino-maxia_(Dizionario-Biografico)/), che pubblica nella rivista "Le Grotte d'Italia", una nota dal titolo "Le attuali conoscenze speleologiche in Sardegna", in cui elenca 94 cavità.

Nel 1964, Padre Antonio Furreddu , cura la pubblicazione, nella rivista Rassegna Speleologica, di un elenco catastale con i dati essenziali relativi a 354 cavità  della Sardegna. (http://otulenichalidech.12opic.cz/texty/Some_biographic_notes_about_padre_FurredduOK_-_Antonio_Fruttu.doc).

Sempre nello stesso anno, e sempre ad opera di Padre Antonio Furreddu insieme a Carlo Maxia, viene pubblicato il libro "Grotte della Sardegna" dove, oltre alla ripetizione del succitato elenco catastale, vengono fornite numerose altre notizie, di carattere vario, sulle cavità citate.

Questa pubblicazione, pur con i limiti dovuti ai numerosi errori di rilevazione (grotte in realtà di dimensioni non catastabili, numerazioni doppie, nuraghi, domus de janas, forni di calce ed altre strutture artificiali citate come grotte, grotte di fatto non esistenti… ecc.), rappresenterà comunque una elemento di base dal quale partire per la futura ricerca speleologica che andrà via via espandendosi in Sardegna e per la realizzazione del Catasto Regionale delle Grotte quale oggi è.

Nel 1974 si tiene Cagliari il 1° Congresso Speleo-Ecologico Sardo. In quella occasione viene pubblicato, a cura di Gianfranco Pirodda, delegato del Comitato Catasto dell'allora Società Speleologica Sarda (primo embrione di tipo federativo in ambito speleologico in Sardegna che, funzionò dal 1972 al 1974), un succinto Elenco Catastale relativo a 1047 cavità, dove si citano solamente numero, nome, località e comune di appartenenza.

Per alcuni anni si continua, senza seguire una linea comune, nell’assegnazione del numero catastale, operando in regime quasi di anarchia. Alcune associazioni si rivolgono a Padre Antonio Furreddu, che pubblica nella rivista Speleologia Sarda diverse note ed articoli riguardanti cavità con numerazioni nuove, altre (come lo Speleo Club Cagliari e, in un primo tempo, il Gruppo Ricerche Speleologiche "E.A. Martel" di Carbonia) pubblicano per proprio conto elenchi e dati di cavità, basando la numerazione sull'Elenco stilato da Pirodda o partendo da numeri decisamente 'più alti' rispetto a quelli assegnati nell’elenco stesso.

Questo comporterà la creazione, di fatto, di numerose lacune nella numerazione utilizzata.

Il giorno11 novembre 1979 una quindicina di associazioni speleologiche sarde, seppur tra iniziali disaccordi e controversie, danno vita al nuovo Catasto delle Grotte, che riceverà sempre maggiori consensi, sino a confluire nell'attuale struttura operativa.

Il 10 aprile 1983 viene costituita la Federazione Speleologica Sarda. Il Catasto, incorporato nell’associazione, ne diviene la prima Commissione operativa.

Sinteticamente: si affina il coordinamento tra le associazioni e il primo risultato tangibile è la verifica delle prime 354 cavità dell'Elenco Furreddu, portato a termine tra il 1984 ed il 1989, cui segue, nel 1989-1990, l'aggiornamento dalla numero 355 alla 600. I dati aggiornati, pur con i limiti relativi alle topografie e a qualche errore, vengono pubblicati su diversi numeri della rivista Speleologia Sarda.

Un fondamentale passo avanti per la realizzazione di un Catasto coerente ed aggiornato, viene compiuto il 21 settembre 1993, con l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale della Sardegna, della Legge Regionale n°46, art. 10, che istituisce il Catasto delle Grotte della Sardegna, e ne affida la gestione alla Federazione Speleologica Sarda, tramite una convenzione finanziaria stipulata con l'Assessorato Regionale alla Difesa dell'Ambiente.

Questa legge consente di fatto un notevole salto di qualità, che ha portato il Catasto delle Grotte della Sardegna a dotarsi di una struttura altamente funzionale.

Il 7 agosto 2007 la Regione Sardegna ha approvato la Legge Regionale n. 4/2007 dal titolo: "Norme per la tutela del patrimonio speleologico delle aree carsiche e per lo sviluppo della speleologia". Questa legge fondamentale ha consentito l’istituzione, presso l’Assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente, del Catasto Speleologico Regionale, finalizzato al censimento, alla individuazione cartografica e alla iscrizione delle grotte e delle aree carsiche di rilevante importanza scientifica, culturale, idrogeologica, ambientale e paesaggistica. Presso il Catasto Speleologico Regionale sono stati istituiti un Centro di Documentazione Speleologica e una Biblioteca Regionale di Speleologia, con funzione di documentazione e di informazione. E’ stato inoltre istituito il Centro Internazionale di Documentazione e Ricerca sulle Grotte di Miniera, con l’obiettivo di promuovere, in collaborazione con istituti di ricerca, associazioni speleologiche e università italiane ed estere gli studi interdisciplinari e le ricerche sulle grotte di miniera.

In virtù della Legge Regionale 4/2007 e grazie ai fondi messi a disposizione con la Convenzione n. 39 del 28 novembre 2008, ha preso avvio una nuova fase storica del Catasto Speleologico Regionale, orientata a un costante lavoro di aggiornamento dei dati catastali e ammodernamento della struttura già esistente.

(Testi di Mauro Villani, Delegato Regionale del Catasto delle Grotte della Sardegna, F.S.S. - agg.13.dicembre 2013)